“Per la salvaguardia del patrimonio culturale Arbëresh”!
Bene, speriamo bene. Salvaguardare un patrimonio culturale è bene, e il patrimonio culturale del popolo Arbëresh è da salvaguardare, perché è un patrimonio, perché è culturale, perché è di un popolo ed infine perché è Arbëresh. Ma non basta, c’è di più! E sì, perché ogni popolo ha un patrimonio culturale da salvaguardare, e, forse, se non avesse un patrimonio culturale non sarebbe addirittura individuabile come popolo. E, quindi, salvaguardare il patrimonio culturale di un popolo equivale a salvaguardare il popolo stesso. Ne deriva che il popolo Arbëresh, quando salvaguarda il suo patrimonio culturale, lavora, agisce, opera per la sua salvaguardia come popolo.
C’è di più, dicevo, non basta. Basterà a voi Arbëreshe, salvaguardare il vostro patrimonio culturale, il vostro patrimonio di popolo. A me non basta, a nessuno che non sia arbëresh, dovrebbe bastare. Perché c’è di più, voi avete di più, voi siete di più.
Titolerei così: “Per la salvaguardia Arbëresh, patrimonio culturale”!
Sembrerebbe la stessa cosa ma non lo è. Mi spiego, o meglio, tento. La cosa, il patrimonio da salvaguardare, non è solo la cultura dell’Arbëria, ma l’Arbëria come cultura.
Cioè, mentre il patrimonio culturale di un popolo sono tutti gli aspetti culturali del popolo, ciascun aspetto con la sua particolarità (vale per gli Arbëreshe come per tutti gli altri popoli), voi siete cultura, perché è l’unione, la somma di tutte le componenti culturali, il loro insieme ad essere un patrimonio. È il loro insieme perché contiene ciò che nessun altro popolo esprime in sé: la durata!
Il vostro patrimonio è essere Arbëresh, e lo dovete salvaguardare, ma ANCHE il vostro essere Arbëresh È PATRIMONIO, e non lo dovete salvaguardare voi, solo voi, perché non è solo vostro: è di tutta l’umanità!
Protopresbitero Pietro Lanza Protosincello
Vicario Generale e Moderatore della Curia